Negli anni ’80, mentre l’Italia era attraversata da stragi, guerre di mafia e tensioni politiche, un uomo scelse di rompere il silenzio. Il suo nome: Tommaso Buscetta.
Con la sua voce roca, misurata, e lo sguardo di chi aveva visto tutto, Buscetta rivelò il volto più oscuro di Cosa Nostra. Ma tra gli omicidi, i tradimenti e le guerre interne, le sue parole colpirono anche un altro ambito, più sottile e insidioso: la Massoneria.
Per la prima volta, un uomo d’onore raccontava davanti ai giudici che la Mafia aveva un piede dentro le logge massoniche. E quello che disse non fu dimenticato.
Chi era Tommaso Buscetta
Nato a Palermo, affiliato a Cosa Nostra negli anni ’40, Buscetta scalò i ranghi dell’organizzazione mafiosa fino a diventare uno dei principali intermediari internazionali nel traffico di droga.
Conosciuto come “il boss dei due mondi”, per anni si mosse tra Italia, Brasile e Stati Uniti, gestendo miliardi di dollari e stringendo patti letali.
Nel 1984, dopo l’ennesimo tradimento interno e l’uccisione di numerosi familiari, Buscetta decise di collaborare con la giustizia italiana. Fu lui a svelare per la prima volta la struttura piramidale di Cosa Nostra.
Ma ciò che molti dimenticano è che Buscetta parlò anche di massoneria deviata.
Le Logge Occulte al Servizio della Mafia
Secondo Buscetta, molti uomini di Cosa Nostra erano affiliati a logge massoniche, ma non alla massoneria “ufficiale”, bensì a logge coperte, segrete, deviate.
Queste logge servivano a proteggere i boss, garantire impunità, e costruire reti di influenza tra imprenditori, magistrati corrotti, forze dell’ordine e politici.
“Cosa Nostra non è solo un’organizzazione criminale. È una rete. E dentro quella rete ci sono uomini di Stato, massoni, banchieri, funzionari, tutti legati da vincoli che non si vedono.”
Questa dichiarazione, resa davanti al giudice Giovanni Falcone, aprì una nuova dimensione investigativa. Non si trattava più solo di criminalità organizzata, ma di un sistema ibrido tra mafia e potere istituzionale.
Massoneria e Protezione Giudiziaria
Buscetta raccontò che diversi boss mafiosi cercavano – e ottenevano – protezione grazie a logge massoniche.
Queste offrivano:
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Contatti con magistrati e avvocati
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Accesso a informazioni riservate
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Aiuti per pilotare indagini o depistare processi
Le logge funzionavano come camere di compensazione tra criminalità e potere, dove tutto si poteva comprare: silenzi, nomine, favori.
La Reazione della Magistratura
Le parole di Buscetta non caddero nel vuoto. Falcone e Borsellino iniziarono a seguire i fili di queste logge deviate, scoprendo scenari inquietanti che collegavano mafia, massoneria e politica.
Alcuni degli omicidi eccellenti degli anni ’80 e ’90 – da Carlo Alberto Dalla Chiesa a Falcone e Borsellino – sono stati letti da molti analisti anche alla luce di queste verità scomode: Cosa Nostra non era sola, e chi la combatteva spesso disturbava più poteri di quanti ne immaginasse.
Un Sistema che non è mai finito
Nonostante la morte di Buscetta nel 2000, le sue rivelazioni continuano a pesare come macigni.
Negli anni successivi, altri pentiti confermarono le sue parole, parlando di logge massoniche in Calabria, in Sicilia, in Campania, infiltrate dalla ‘Ndrangheta e da altri clan, dove si facevano affari, si spartivano appalti, si influenzavano carriere.
Ancora oggi, le Commissioni Parlamentari Antimafia continuano a indagare sulla presenza di massoni tra gli arrestati per mafia, e sulla persistenza di logge coperte usate per fini criminali.
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