Quando si parla di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, si parla di coraggio, giustizia, sacrificio. Ma c’è un lato meno raccontato del loro lavoro, una pista che seguirono in silenzio, con discrezione, ma con profonda convinzione: il legame tra Mafia e Massoneria deviata.
Negli ultimi anni delle loro indagini, i due magistrati più temuti da Cosa Nostra stavano cercando di scoperchiare un livello superiore: non più solo “i boss”, ma chi li proteggeva, chi li aiutava a manovrare il potere da dentro le istituzioni.
Quel livello, lo chiamavano “il terzo livello”. E nei loro appunti, nelle loro indagini, comparivano sempre più spesso logge massoniche coperte, ambienti istituzionali e uomini che agivano nell’ombra.
Non solo Mafia: un sistema di protezione superiore
Già nel Maxiprocesso di Palermo, Falcone e Borsellino avevano capito che la Mafia non poteva essere solo ciò che si vedeva: killer, estorsioni, traffico di droga.
C’era qualcosa in più. Qualcosa che la proteggeva. Un “paracadute” istituzionale che interveniva quando serviva fermare un’inchiesta, liberare un boss, deviare un’indagine.
Quel qualcosa si chiamava Massoneria deviata.
Le parole dei pentiti: il sistema logge
A dare la conferma furono i collaboratori di giustizia, i cosiddetti pentiti.
Tommaso Buscetta fu il primo a parlare di connessioni tra mafia e ambienti massonici. Ma furono Mutolo, Calderone, Cancemi e altri a fornire dettagli più specifici:
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Boss affiliati a logge coperte
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Contatti tra mafiosi e magistrati corrotti tramite “fratelli” massoni
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Informazioni riservate che filtravano dalle procure verso Cosa Nostra
Falcone e Borsellino ascoltarono, registrarono, incrociarono dati, e capirono che il vero potere mafioso non era più nei bunker, ma nei palazzi del potere, nelle stanze dove si firmavano nomine e leggi.
Il ruolo dei servizi deviati e delle logge coperte
Una parte importante delle loro inchieste puntava anche sui servizi segreti deviati, spesso collegati alla Massoneria.
In diversi atti investigativi, i due magistrati ipotizzavano una saldatura tra Cosa Nostra, logge massoniche e apparati istituzionali non ufficiali.
Il progetto di Falcone per una Procura Nazionale Antimafia, che avrebbe avuto accesso diretto a tutte le indagini, era visto come una minaccia concreta a questo “sistema”.
Fu approvato… ma lui non fece in tempo a guidarlo.
Appunti scomparsi e verità negate
Dopo la strage di Capaci (1992) e quella di Via D’Amelio (pochi mesi dopo), molte cose cambiarono.
Gli appunti di Borsellino, le sue agende rosse, le sue annotazioni personali… sparirono.
E proprio in quelle agende, secondo diverse testimonianze, c’erano nomi, legami e appunti sui rapporti tra mafia, politica e massoneria deviata.
Chi ha fatto sparire quei documenti? E perché?
Il terzo livello: il potere che non si vede
Borsellino lo chiamava così: “il terzo livello”.
Quel livello in cui mafiosi, politici, massoni e apparati infedeli dello Stato si incontrano e si proteggono a vicenda.
Un potere che non appare nei telegiornali, ma che decide tutto: carriere, sentenze, appalti, indagini.
E che, ancora oggi, non è mai stato completamente smascherato.
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