Ci sono storie che travalicano il tempo e si imprimono nella coscienza collettiva di un’intera nazione. Una di queste è il Caso Dreyfus: un processo giudiziario che scosse la Terza Repubblica Francese e rivelò spaccature profonde nella società, alimentando polemiche che durarono oltre un decennio.
Ma quello che pochi sanno è che, dietro le quinte di questa tragedia giudiziaria, agiva un potente alleato della giustizia: la Massoneria francese. Un’organizzazione accusata da alcuni di operare nell’ombra, ma che, in questa vicenda, mostrò il suo volto più coraggioso e illuminato.
Il Caso Dreyfus: L’Ingiustizia Perfetta
Il 1894 segnò l’inizio di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia moderna.
Il capitano Alfred Dreyfus, un brillante ufficiale dell’esercito francese di origine ebraica, venne accusato ingiustamente di alto tradimento per aver passato segreti militari all’Impero Tedesco.
L’accusa era fondata su prove fabbricate e su un pregiudizio antisemitico diffuso all’interno dell’esercito francese. Condannato e deportato nella terribile Isola del Diavolo nella Guyana Francese, Dreyfus divenne il simbolo di un sistema corrotto e bigotto.
Il Ruolo della Massoneria nel Caso Dreyfus
Mentre Dreyfus marciva in un carcere remoto, il dibattito sul suo caso divampava in Francia. Giornalisti, intellettuali e politici si divisero tra “dreyfusardi” e “antidreyfusardi”.
Tra i difensori di Dreyfus emerse con forza la Massoneria francese, soprattutto quella legata al Grande Oriente di Francia (GOdF).
Perché la Massoneria decise di intervenire? Le motivazioni erano etiche e politiche:
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Etiche, perché il caso rappresentava una palese ingiustizia basata su falsificazioni e discriminazione.
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Politiche, perché il successo dell’accusa antidreyfusarda sarebbe stato un trionfo per le forze clericali e conservatrici, storici nemici della Massoneria laica e repubblicana.
Molte logge massoniche divennero vere e proprie centrali operative per la difesa di Dreyfus. Promuovevano incontri, diffondevano opuscoli, organizzavano dibattiti pubblici. Il loro obiettivo era quello di smascherare la manipolazione giudiziaria e ristabilire la giustizia.
Émile Zola e il J’accuse: La Voce della Verità
Il 13 gennaio 1898, il celebre scrittore Émile Zola pubblicò su L’Aurore il suo famoso articolo “J’accuse…!”.
In quella lettera aperta al presidente della Repubblica, Zola denunciò apertamente le falsificazioni, gli insabbiamenti e l’antisemitismo che avevano portato alla condanna di Dreyfus.
Dietro quella pubblicazione, vi era anche il sostegno della Massoneria, che favorì la diffusione e il dibattito su uno degli atti di denuncia più coraggiosi della storia moderna.
La Massoneria contro il Clericalismo
Il Caso Dreyfus divenne anche una battaglia ideologica tra la Massoneria e la Chiesa Cattolica, rappresentata dalle forze conservatrici e monarchiche.
Per la Massoneria francese, difendere Dreyfus significava anche difendere la laicità dello Stato e combattere l’influenza clericale nelle istituzioni pubbliche.
Nel 1905, grazie anche alla pressione esercitata dai massoni dreyfusardi, la Francia approvò la famosa Legge sulla Separazione tra Stato e Chiesa, una delle più importanti conquiste della Terza Repubblica.
La Riabilitazione di Dreyfus e il Trionfo della Giustizia
Dopo un decennio di lotte, menzogne e processi farsa, la verità venne finalmente a galla. Nel 1906, Dreyfus fu completamente riabilitato e reintegrato nell’esercito francese.
Ma il suo caso lasciò ferite profonde nella società francese, accentuando la divisione tra laici e clericali, tra progressisti e conservatori.
E la Massoneria? Uscì da quella battaglia con un’aura di difensore della giustizia e della libertà di pensiero.
Ma la sua influenza continuò ad alimentare sospetti e critiche, specie da parte di chi vedeva nell’organizzazione un potere occulto e pericoloso.
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Se pensi che il Caso Dreyfus sia solo un antico capitolo di ingiustizia, è il momento di aprire gli occhi.
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